Tutti quelli che vanno in piazza a dire chi sarebbe dovuto essere
il presidente della Repubblica vengono imbeccati da solerti giornalisti: lei
vuole l’elezione diretta del capo dello Stato? I manifestanti dicono sì. Urlano
e la voce si fa più acuta nel finale, come quella degli esagitati. Non è un
coro, ma uno strillo. Il coro darebbe il senso di comunità, lo strillo è
solitario. Solo che poi non sanno nemmeno cosa significhi e quali conseguenze
dirette e indirette abbia un cambiamento così radicale. Io leggo solo una cosa
in queste folle così agitate: l’italiano cerca un “conducator”, ha bisogno del ducetto
di turno, perché non vuole assumersi la responsabilità della partecipazione,
della delega e della libertà. Meglio essere dominati che partecipare al governo
del proprio Paese. L’italiano medio è un fascista passivo travestito da
democristiano. È un molle, un debole e un indolente. Che non delega ma scarica.
Che strilla ma non dice. Che manifesta ma non dimostra. Che giudica ma non
sceglie. E così si giustifica Grillo, che ci mette la faccia forte di una
impunità non legale ma sociale. Lui che non si è candidato, non ha la responsabilità
dell’eletto. E così si giustificano i giovani turchi, che campavano alle spalle
di Bersani e lo hanno rinnegato al primo canto del gallo. E così si giustifica CasaPound,
che indottrina i suoi ma non insegna. “Limortaccitua” è la critica politica più
feroce che ho sentito. E qualche morto nella tomba si starà rivoltando. Che dolore.
Povero Pertini!
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