giovedì 15 novembre 2012

Libertà, educate i ragazzi alla libertà


I fatti
Il via lo hanno dato i ragazzi dello scientifico G. B. Grassi. Hanno occupato la scuola ed è stata un’occupazione pacifica. I ragazzi di tutta Italia, e anche quelli di Latina, protestano contro il disegno di legge “Aprea”(Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche statali) sull’autonomia della scuola. Ai ragazzi non piace l’articolo che afferma che: “Alle istituzioni scolastiche è riconosciuta autonomia statutaria, nel rispetto delle norme generali sull’istruzione”. In sostanza nei consigli di istituto si demandano molte funzioni e strategie all’autonomia decisionale dei dirigenti, e il timore è che la rappresentanza studentesca venga limitata in qualche modo. E poi ci sono i tagli che il ministro Profumo sembra voler comminare, come ogni ministro che si è succeduto al ministero di Viale Trastevere, al mondo della scuola.
Per queste ragioni anche i ragazzi di Latina hanno deciso di protestare, tanto che ieri mattina gli studenti del Majorana si sono riuniti in assemblea - dopo che la vicepreside aveva chiuso i laboratori per paura che venissero danneggiati -  nel cortile della scuola e poi verso le 14 hanno “occupato”.


C’era anche la Formica rossa
I ragazzi erano chiusi a chiave nel recinto della scuola, e volevano parlare, seppure con qualche reticenza, solo attraverso le sbarre alte due metri. Non sapevano cosa fosse un “didielle”, ma ripetevano a memoria una lezioncina imparata chissà dove e declinata nel dialetto pontino che spezza i verbi e i nomi e li fa diventare tutti tronchi. Ragazzi con l’apparecchio di ferro ai denti e i vestiti che aspirano a raccontar qualcosa impediscono a chiunque di entrare perché «così ha detto la vicepreside». 
Ma questa è un’occupazione morbida, gestita dalla vicepreside che chiusa nel suo ufficio urla ai giornalisti di andar via.
Inutile spiegare a questi rivoluzionari col culo al caldo che i giornalisti erano lì per raccontare le loro ragioni. Inutile e molto amaro. Anche la Digos era incredula, stupefatta di quello che stava accadendo. 
Mentre a Roma si facevano picchiare per dire basta a questo mondo ingiusto, questi si sono messi a protestare con la giustificazione.
Perché erano invasati da questa occupazione comoda, di questa autogestione eterodiretta, con il beneplacito della dirigenza che si è preoccupata prima di portare “la roba” al sicuro.
Che pena questi giovanotti che, come diceva qualcuno, se a venti anni non sono rivoluzionari a quaranta saranno informatori della polizia.
Possibile che questi ragazzi non abbiano mai incontrato nella loro strada qualcuno che li abbia educati alla libertà?





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