venerdì 11 luglio 2014

La biblioteca di Latina rifiuta il "nostro" libro


Un Comune disumano e senza cultura rifiuta, in ragione di una fredda e drammatica rigidità burocratica, un libro sulle morti perinatali.
Per rompere il silenzio su questo difficile tema, mio marito Marco Gravina e io volevamo donare alla biblioteca di Latina “La tua culla è il mio cuore”, un libro dedicato a ognuno di quei 2,6 milioni di bambini nati morti ogni anno nel mondo tra cui nostro figlio Diego Gravina.
Il libro è a cura della dottoressa Claudia Ravaldi, presidente dell’associazione CiaoLapo onlus (che si occupa di tutela della gravidanza e della salute perinatale, con una particolare attenzione nei confronti del sostegno alle famiglie colpite da lutto in gravidanza o dopo il parto), che ha scritto anche la postfazione del volume. L’introduzione è stata curata da Carla Maria Xella.
Il direttore della biblioteca, dottor Paniccia, che già aveva avanzato problemi per ricevere il volume via posta costringendoci a riceverlo a casa per poi portarlo personalmente in Corso della Repubblica, con inspiegabile sufficienza non solo non ci ha assicurato “che fine facesse il libro” (cito testualmente dalla telefonata intercorsa questa mattina [venerdì 11 luglio 2014]), ha citato un avvocato che si occupa di censurare o meno le donazioni, ma alle rimostranze sull’importanza dell’argomento, ci ha scoraggiato dicendo che “non mettiamo a catalogo tutto quello che ci portano”.
Conosco bene il Regolamento del sistema bibliotecario che all’articolo 19 recita: “L’accettazione di eventuali fondi librari organici o di particolare pregio a favore del Servizio Attività Culturali – Direzione Biblioteca è subordinata all’accettazione” (sic!). E poi continua, e qui è la parte che ci interessa, “Per la donazione di opere singole o comunque costituenti fondo non omogeneo, provvede direttamente il Bibliotecario che, al fine dell’inserimento nel Patrimonio delle Biblioteche, ne vaglia lo stato e la conformità alle caratteristiche delle raccolte già esistenti, anche in relazione agli indirizzi di incremento e sviluppo del patrimonio collettivo”. È quindi evidente che il libro che vorremmo donare ha tutta la dignità di entrare nel catalogo della Biblioteca di Latina.
Non crediamo che la cultura sia una cosa che si imponga. Ma siamo fermamente convinti che in una città che non ha un assessore alla cultura (e a quanto pare non ne sente la mancanza) i cittadini abbiano la responsabilità di fare la loro parte.
Sappiamo che la strada per rompere il silenzio sulle morti perinatali è tortuosa e con tanti ostacoli da superare. Non ci fermiamo davanti al primo burocrate che incontriamo (è l’ennesimo in realtà).
Vorremmo che il libro fosse a disposizione di tutti coloro che vogliano leggerlo nella nostra città, quella nella quale siamo cresciuti e per la quale ancora oggi crediamo ci sia speranza di cambiamento e crescita. Nonostante tutto. Altrimenti saremo costretti a chiedere altrove, a cercare una biblioteca più accogliente e una città più umana.