martedì 30 dicembre 2014

Elogio del silenzio

Se fossi stata io la figlia del capitano della nave Norman Atlantic, per esempio, avrei taciuto su quanto bravo sia mio papà a portare le navi in porto. È il lavoro suo, e la norma è, deve essere, quella e non la meschineria di uno Schettino qualunque. Ma poi è freudiano e facile facile: papà è il nostro eroe, senza macchia e senza paura. Pure se non disdegna di riempire la stiva di clandestini da portare in Italia, come pare dalle ultime notizie. Insomma, quale figlia "normale" andava in tv a parlare di quel brigante di padre che si è trovata in sorte.
Oppure, se fossi la moglie tradita di Mentana, che è pure nobile con due cognomi e l'arietta snob, me ne starei zitta zitta ad aspettare che lui, l'Enricone nazionale, faccia alla nuova fiamma quello che ha fatto a me e a quelle prima di me. Senza riempire la rete e i giornaletti di gossip di insulti e maledizioni alla nuova venuta. Perchè così la nobilitate se ne va a farsi friggere, sia quella di blasone, sia quella d'animo, ove fosse mai esistita.
E ancora, se io fossi stata il sindaco di Latina, piuttosto che lavare i panni sporchi sui media, mi sarei dimessa senza proferir parola. Che avrei fatto mettere molta più paura a tutti quanti, pure a quei consiglieri che lasciando il Comune avrebbero dovuto lasciare anche la Provincia e stavano con il fiato corto per l'ansia.
Insomma, io tra le strade, preferisco sempre la via del silenzio. 
Perchè è più corretta, perchè come dice mia nonna formiana "una parola è poca e due so' troppe", perchè evita di esporre te e la tua famiglia a una gogna mediatica che nessuno ti risparmierà, e poi, come pare abbia detto una volta Abraham Lincoln, "meglio tacere e passare per idiota che parlare e dissipare ogni dubbio".

mercoledì 10 dicembre 2014

Lettera aperta ai miei concittadini

Cari concittadini,
fino all'anno scorso il mega albero di Piazza del Popolo, offerto da un imprenditore alla città di Latina, vi suscitava un populismo vomitevole. Andavate chiedendo chi pagava la corrente, indagavate sospettosi dell'amicizia del sindaco Di Giorgi con questo benefattore, vi indignavate persino della "grandezza" dell'albero. Che a me piaceva. Era bello, grande, si vedeva per tutto il corso e anche per Corso Matteotti, c'era la musica natalizia e ti ci potevi dare appuntamento davanti con gli amici e ti pareva una città normale. Di quelle che festegiano il Natale senza stare a sentire benpensanti, malpensanti e malpancisti. Mi ricordo che quando avevano, due Natali fa, cominciato a installare la struttura tutti ci chiedevamo cosa potesse essere mai quella roba lì.
Comunque, voi che prima lo schifavate tanto, poi vi ci facevate le foto sotto, sorridenti, obbligando il pupo a mettersi in posa mostrando i dentini, ci andavate di proposito la sera quando era tutto illuminato e faceva tanta scena, in quello scatto da inviare a qualche parente lontano. Poi la mattina ricominciavata la nenia della sua bruttezza, del costo, del chissà che voleva in cambio colui che se ne era accollate le spese.
Ora che non lo hanno messo, perchè pure Di Giorgi si sarà rotto le palle di stare a sentire populismo da quattro soldi, vi manca. Quasi quasi ci fareste una veglia per ricordarlo. Questa è Latina e per questo mi piace sempre meno. C'era una vecchia battuta di Paolantoni che da partenopeo diceva: "Non sono io razzista, sono loro che sono napoletani". Ecco, siete voi che vi ostinare a fare i latinensi.