martedì 30 dicembre 2014

Elogio del silenzio

Se fossi stata io la figlia del capitano della nave Norman Atlantic, per esempio, avrei taciuto su quanto bravo sia mio papà a portare le navi in porto. È il lavoro suo, e la norma è, deve essere, quella e non la meschineria di uno Schettino qualunque. Ma poi è freudiano e facile facile: papà è il nostro eroe, senza macchia e senza paura. Pure se non disdegna di riempire la stiva di clandestini da portare in Italia, come pare dalle ultime notizie. Insomma, quale figlia "normale" andava in tv a parlare di quel brigante di padre che si è trovata in sorte.
Oppure, se fossi la moglie tradita di Mentana, che è pure nobile con due cognomi e l'arietta snob, me ne starei zitta zitta ad aspettare che lui, l'Enricone nazionale, faccia alla nuova fiamma quello che ha fatto a me e a quelle prima di me. Senza riempire la rete e i giornaletti di gossip di insulti e maledizioni alla nuova venuta. Perchè così la nobilitate se ne va a farsi friggere, sia quella di blasone, sia quella d'animo, ove fosse mai esistita.
E ancora, se io fossi stata il sindaco di Latina, piuttosto che lavare i panni sporchi sui media, mi sarei dimessa senza proferir parola. Che avrei fatto mettere molta più paura a tutti quanti, pure a quei consiglieri che lasciando il Comune avrebbero dovuto lasciare anche la Provincia e stavano con il fiato corto per l'ansia.
Insomma, io tra le strade, preferisco sempre la via del silenzio. 
Perchè è più corretta, perchè come dice mia nonna formiana "una parola è poca e due so' troppe", perchè evita di esporre te e la tua famiglia a una gogna mediatica che nessuno ti risparmierà, e poi, come pare abbia detto una volta Abraham Lincoln, "meglio tacere e passare per idiota che parlare e dissipare ogni dubbio".

mercoledì 10 dicembre 2014

Lettera aperta ai miei concittadini

Cari concittadini,
fino all'anno scorso il mega albero di Piazza del Popolo, offerto da un imprenditore alla città di Latina, vi suscitava un populismo vomitevole. Andavate chiedendo chi pagava la corrente, indagavate sospettosi dell'amicizia del sindaco Di Giorgi con questo benefattore, vi indignavate persino della "grandezza" dell'albero. Che a me piaceva. Era bello, grande, si vedeva per tutto il corso e anche per Corso Matteotti, c'era la musica natalizia e ti ci potevi dare appuntamento davanti con gli amici e ti pareva una città normale. Di quelle che festegiano il Natale senza stare a sentire benpensanti, malpensanti e malpancisti. Mi ricordo che quando avevano, due Natali fa, cominciato a installare la struttura tutti ci chiedevamo cosa potesse essere mai quella roba lì.
Comunque, voi che prima lo schifavate tanto, poi vi ci facevate le foto sotto, sorridenti, obbligando il pupo a mettersi in posa mostrando i dentini, ci andavate di proposito la sera quando era tutto illuminato e faceva tanta scena, in quello scatto da inviare a qualche parente lontano. Poi la mattina ricominciavata la nenia della sua bruttezza, del costo, del chissà che voleva in cambio colui che se ne era accollate le spese.
Ora che non lo hanno messo, perchè pure Di Giorgi si sarà rotto le palle di stare a sentire populismo da quattro soldi, vi manca. Quasi quasi ci fareste una veglia per ricordarlo. Questa è Latina e per questo mi piace sempre meno. C'era una vecchia battuta di Paolantoni che da partenopeo diceva: "Non sono io razzista, sono loro che sono napoletani". Ecco, siete voi che vi ostinare a fare i latinensi.

martedì 11 novembre 2014

Grazie prof!

Quanto mi faceva incazzare il professor Viscomi! Era coriaceo, nel bene e nel male, testardo e insistente fino a quando non otteneva quello che si era messo in testa. Ma quante risate mi ha fatto fare. Come quando se ne andava in giro con quella telecamerina con la quale faceva dei faccioni alla The Blair Witch Project nelle riprese quando non c’era il suo fido Arian per fare i servizi. O come quando al giornale avevamo cambiato impostazioni nell’impaginazione e lui per protesta si ostinava a usare l’impaginazione vecchia.
Una volta mi costrinse a condurre con lui una telecronaca dal torneo Tosarello. Io che di basket, e di sport in generale, non ci ho mai capito nulla.  Fu una delle cose più divertenti che io abbia mai fatto. Perché tra una chiacchiera e l’altra lui si esaltava come fosse una finale di NBA e mentre un giocatorone grande e grosso che correva poco ma faceva tanti punti si muoveva nel campo, pure se l’azione non sembrava decisiva, lui si scatenava: “Binettiiiiii… Binettiiiii… Binettone miooooo…..”.
Ecco, il prof aveva un entusiasmo da sedicenne, come gli dicevo sempre, e una carica adrenalinica che stancava chi doveva stargli appresso, ma mai lui.
Quante risate, e quanto lo abbiamo sfottuto quando la pallanuoto Latina approdò in Serie A e lui correva come un bambino sugli spalti e gridava al microfono in dialetto calabrese fino a quando i giocatori lo buttarono in acqua vestito, con il freddo che faceva.
E lui al gioco ci stava sempre, anche se faceva finta di incavolarsi. Era pur sempre un professore.
La prima volta che lo vidi, quella in cui lui mi propose di entrare al Territorio, una bellissima e difficile esperienza professionale che ho condiviso con lui, stava in classe al Galilei, e mentre gli rubavo due minuti di lezione fece una brutta cazziata a un ragazzo che ciancicava una chewing gum. Ma come sei vecchio prof, obiettai. “Nelle mie classi si fa così”, di rimando.
In tanti ci siamo avvicinati alla professione giornalistica grazie a lui. E io gliene sarò grata per sempre.
Ma prima di tutto Gabriele Viscomi era un marito premuroso e amorevole e un padre presente, affettuoso e dolce. E lo era anche con me che ero sua amica. E siccome era laureato in chimica e biologia e da ragazzo aveva lavorato alla farmacia di Via dell’Agora, aveva sempre una soluzione ai miei malanni. Di cose ne ha fatte tantissime nelle sue tante vite, il prof. Stava male, e forse l’unico rimpianto che si è portato appresso è quello di non aver potuto tenere in braccio i nipoti in arrivo. Un bacio alle sue ragazze.


martedì 21 ottobre 2014

Saviano, un'opinione di troppo

foto dal sito www.repubblica.it
Saviano mi ha rotto le palle. Lo so che adesso un sacco di amici miei, anche carissimi, si ribelleranno, ma io di sentire l’opinione del giornalista scrittore campano su ogni minuscolo evento che accada su mari o terre ne ho le tasche piene. Il problema vero è che a Repubblica gli danno la ribalta per ogni peto nell’universo. L’ultima in ordine di tempo sull’ignobile sparata delvicepresidente del Senato (sic, è vicepresidente del Senato) Maurizio Gasparri che ha consigliato la dieta a una fan del rapper Fedez che difendeva il suo beniamino su twitter dagli attacchi gratuiti dello stesso Gasparri. A parte che la fan è stata anche pacata. Con uno come Gasparri la pesantezza dell’insulto viene spontanea. E il più delle volte è giustificata. Ma a rispondere all’ex ministro del governo Berlusconi ci aveva pensato già J Ax, sistemando quel poveraccio di Forza Italia a posto suo. Quindi, cari amici di Repubblica, inserire nella gallery l’opinione di Saviano su Gasparri, sulla pinguedine della ragazza, su Fedez o altro davvero è inutile e inopportuno. La prossima volta se devo sentire una scemenza su tutto leggo Libero o Il fatto. Che mi fanno ridere di più.

venerdì 17 ottobre 2014

Anche io in cammino per la Marcia per la Pace

Posto un comunicato stampa per l'annuncio della partecipazione dello Spi Cgil alla Marcia della pace Perugia-Assisi. Anche io e G domenica ci metteremo in marcia, per la pace


Le Leghe Spi Cgil di Latina, Aprilia, Cisterna, Sezze Terracina e Formia, con lo Spi Cgil provinciale parteciperanno alla Marcia della Pace Perugia- AssisiDomenica 19 ottobre un bus partirà da Latina alle 5 (con appuntamento davanti alla sede Inps) alla volta del capoluogo eugubino e i pensionati della Cgil si metteranno in cammino con migliaia di persone, famiglie, scuole, associazioni ed enti locali contro tutte le guerre.
Un appuntamento importante perché ricorrono i cento anni dalla Prima guerra mondiale e perché nel mondo ci sono tante guerre, quelle fatte di tagliagole, di bombardamenti e quelle “meno visibili, ma non meno crudeli, che si combattono in campo economico e finanziario con mezzi altrettanto distruttivi di vite, di famiglie, di imprese.”. E quindi “dopo cento anni di guerre e crimini contro l’umanità è venuto il tempo di riconoscere che la pace è un diritto umano fondamentale della persona e dei popoli. Un diritto che deve essere effettivamente riconosciuto e applicato”, come dicono gli organizzatori.
Da Perugia ad Assisi sono 24 chilometri ma si possono percorrere in molti modi: fare solo un tratto della Marcia partendo da Ponte San Giovanni, Collestrada, Ospedalicchio o Bastia; attendere l’arrivo della Marcia a Santa Maria degli Angeli e poi fare l’ultimo tratto del percorso (circa 5 chilometri); attendere l’arrivo della Marcia in piazza San Francesco ad Assisi e poi fare l’ultimo tratto del percorso (circa 1 chilometro); attendere l’arrivo della Marcia alla Rocca di Assisi e partecipare alla manifestazione conclusiva. Anche i pensionati dello Spi Cgil non vogliono rimanere neutrali di fronte alla “pericolosissima crisi della comunità internazionale” (Giorgio Napolitano) e alla “terza guerra mondiale combattuta a pezzi con crimini, massacri e distruzioni” (Papa Francesco).

martedì 14 ottobre 2014

Un'Onda di luce che passa da qui

La candelina che l'anno scorso accese per me Carmen Porcelli
Una candela, anche per me, per G e per nostro figlio Diego. Ve la chiedo perché domani in tutto il mondo si celebra la Giornata nazionale della consapevolezza sulla morte perinatale. Tranne in Italia, dove lo si fa solo informalmente perché la proposta di legge per istituire la Giornata è bloccata in Parlamento. E non si capisce perché. 
Un anno fa stavo proprio alla Camera, dove l’idea dell’istituzione è stata lanciata (qui potete leggere il report di quella emozionante mattinata), ma a oggi nulla di fatto. Perciò attrezziamoci nel nostro piccolo. 
Le mamme di CiaoLapo hanno organizzato manifestazioni in tutta Italia, anche a Roma dove il Comune ha offerto il patrocinio. 
A Latina magari lo faremo il prossimo anno, perché ho bisogno di aiuto per organizzare tutto. Magari anche a presentare la mozione perché il Comune di Latina sia capofila di questa battaglia.
Intanto invito tutti coloro che vorranno a partecipare all’Onda di luce ad accendere una candelina alle 19 di domani. Poi se vi va mandatemi le foto e io le posterò sui social.
In tutto il mondo ogni partecipante accende una candela alle 19 locali e la mantiene accesa per un’ora, in questo modo per tutta la giornata del 15 Ottobre un’onda di luce illuminerà la terra. “Si tratta di un modo simbolico per sentirsi idealmente uniti con molte altre persone nel mondo, accomunate da un lutto che invece abitualmente isola: la morte di un bambino”. (Dal sito http://www.babyloss.info/).

lunedì 13 ottobre 2014

Da Bella Ciao e Che Guevara alla vittoria della destra: che pena questo Pd

Eleonora Della Penna è presidente della Provincia di Latina. Brava ragazza, simpatica, giovane, sindaco di Cisterna. Le speranze di un cambiamento ci sono tutte. Anche perché ha avuto il merito, la sua candidatura e chi l’ha caldeggiata (Tiero superstar ieri sera), di interrompere quell’asse Fondi/Sperlonga che per anni ha dominato la politica pontina. Il sud esce sconfitto su tutta la linea, nemmeno Sandro Bartolomeo è riuscito a tornare sui banchi di Via Costa.
Che aria di cospirazione ieri mattina davanti al Bar Jolly. Crocchi di politicanti, piccoli arrivisti in cerca di un posticino al sole, vecchi mestieranti della politica… a far cosa? I voti erano decisi, non si doveva convincere nessuno. Patti e tradimenti erano stati stabiliti altrove.
E quelli del Partito democratico, come al solito, si fanno riconoscere per inopportunità. Coloro che fino a ieri cantavano Bella Ciao e hanno tatuaggi di stelle rosse e Che Guevara vari stampati addosso ora gridano “Vittoria”. Non avete vinto nulla. O c’è un accordicchio sotto il quale nascondete qualcosa che a noi non dite? O siete proprio imbambolati dall’idea di comandare qualcosa? O proprio non avete capito nulla e sparate scemenze “a stocco”?
Perché io trovo che non sia una vittoria della politica fare un accordo di bassa lega pilotato da un segretario provinciale ineffabile ed etereo con quelli che fino a ieri osteggiavate. I voti li avete contrattati tra di voi, ai vostri elettori non avete nemmeno dichiarato né giustificato la vostra scelta. Avete, inoltre, portato la politica vecchia e becera di nuovo al potere (eletti dai consiglieri del Pd Bernasconi da Sezze [presidente della commissione bilancio che non votava i bilanci della sua maggioranza], Mansutti da Latina [politico democristiano di lunghissimo corso, ex sindaco della città, ex candidato sindaco, consigliere comunale che si vede molto poco in consiglio. Per informazioni rivolgersi altrove], Tombolillo da Pontinia [uno dei sindaci meno  incisivi della provincia di Latina, che del trasversalismo ne ha fatto una ragione di vita] e Di Tommaso da Terracina [giovane di belle speranze]).

Insomma, cari amici e compagni del Pd. Abbiate il coraggio di tacere, di complimentarvi con la sorridente Eleonora e tirar dritto. Spiegando ai vostri elettori che non è un metodo, questo di fare accordi con la destra, perché le elezioni comunali a Latina sono vicine e per spegnere questi entusiasmi facili e ridicoli basta poco. Una matita.

martedì 26 agosto 2014

I fatti dell’Eur, Oksana e la vergogna della pazzia

Io a godere della morte di un uomo ucciso dai poliziotti per legittima difesa non riesco a gioire. Quell’uomo ha massacrato una donna, si chiamava Oksana ed era venuta in Italia dall’Ucraina, dove ha lasciato marito e figli e una guerra schifosa e subdola, per guadagnare un pezzo di vita per sé e per la propria famiglia. Partendo da questa tragedia causata, pare, da una mente folle e sconvolta. Io non riesco a stare dalla parte di quelli che dicono che se lo meritava perché aveva ucciso lui per primo. La legge del taglione, la pena di morte o pena capitale o come cavolo la vogliamo chiamare nel mondo civile e ipocrita secondo le leggi che la cultura americana ci ha imposto, non mi piace. Non riesco a non sentirmi a disagio. Ferma, e lo ripeto con decisione, la condanna per l’orrendo atto di uccidere, decapitandola, una donna. Una povera donna. Piuttosto mi chiedo quale sia il germe che cova in certe famiglie che preferiscono lasciare un figlio alla pazzia piuttosto che ammettere che si ha necessità di aiuto. Perché sembra una sorta di ammissione di aver sbagliato?. Perché la malattia mentale genera vergogna? Perché si tace, si nasconde, si nega? Ecco, io mi fermerei a riflettere su cosa si debba fare quando un figlio comincia a dare segni di cedimento psichico. Per evitare che arrivi a decapitare una donna per poi tentare di giustificarlo dicendo che era un bravo ragazzo. Senza nemmeno una parola di carità, di umanità, per la povera Oksana. Proprio da questi bravi ragazzi qui mi aspetto il peggio.

giovedì 21 agosto 2014

La mafia, Latina e i parcheggi

foto dal sito www.latina24ore.it
Non voglio aver paura. Non mi piace girare per Latina ed essere sotto scacco della prepotenza. Non parlo solo di guerra criminale. Ma partire dalle piccole cose. Cinque anni fa all’anniversario della strage di Via D’Amelio, quella in cui sotto casa della mamma fu ucciso il magistrato Paolo Borsellino, stavo a Palermo proprio in quel mozzico di strada in cui si spensero forse una volta per tutte le speranze di un’Italia civile, e dal palco Renato Scarpa (il Sergio di Un sacco bello di Verdone che gli rovina con una colica la vacanza in Polonia) lesse con una intensità che portò me e G alle lacrime una lettera di Ficarra e Picone. Che dissero che la mafia comincia parcheggiando in doppia fila. Ecco. A Latina è pieno di mafia. Si spara per strada, si spara alle gambe della gente, si parcheggia in doppia fila. Per me oggi vale tutto e tutto ha lo stesso peso. Perché mi riporta a quel livello di insicurezza che odio subire passeggiando per le vie della mia città. La trovo ingiusta questa sensazione di impotenza. Cominciamo da qui, dal parcheggiare sulle strisce pagando la sosta. Indignandoci quando un prepotente, mafioso, non lo fa.

mercoledì 20 agosto 2014

Le delibere scritte in english

Che poi certi del Pd mi stanno spingendo ad apprezzare la gente del centrodestra. E chi mi conosce sa che questo equivale a una bestemmia, perché in termini di preconcetti, pregiudizi e rigidità come donna di sinistra sono sempre stata poco progressista. Ma insomma, la vecchiaia mi fa diventare consapevole. Prendete per esempio la questione delle bollette dell’elettricità che il Comune di Latina per sessanta anni ha pagato alle chiese e agli oratori della città, e che adesso ha finalmente deciso che non pagherà più. Ma quando quei certi del Pd si erano messi a fare le pulci agli sprechi del Comune, perché queste cose non le avevano dette? Io credo che sia per cattiva fede, per non inimicarsi quel pezzetto di elettorato cattolico che si crede vicino. Oppure, e non saprei dire quale delle due cose sia la peggiore, non si sanno leggere le carte. Che per uno che fa il consigliere comunale è una cosa gravissima. Perché diciamo che pure se adesso stai all’opposizione, mi aspetterei che candidandoti tu abbia l’ambizione di governare (anche se con la sinistra latinense non si sa mai, questi si candidano a sconfitta certa un’altra volta visto l’andazzo) e se non sai leggere nemmeno un bilancio, chessò una delibera, una determina et similia la cosa si fa spaventosa. Ora, le carte che girano per il Comune di Latina sono scritte in italiano, e le dovrebbero capire tutti. Oppure sarebbe stato meglio fossero scritte in English?

venerdì 11 luglio 2014

La biblioteca di Latina rifiuta il "nostro" libro


Un Comune disumano e senza cultura rifiuta, in ragione di una fredda e drammatica rigidità burocratica, un libro sulle morti perinatali.
Per rompere il silenzio su questo difficile tema, mio marito Marco Gravina e io volevamo donare alla biblioteca di Latina “La tua culla è il mio cuore”, un libro dedicato a ognuno di quei 2,6 milioni di bambini nati morti ogni anno nel mondo tra cui nostro figlio Diego Gravina.
Il libro è a cura della dottoressa Claudia Ravaldi, presidente dell’associazione CiaoLapo onlus (che si occupa di tutela della gravidanza e della salute perinatale, con una particolare attenzione nei confronti del sostegno alle famiglie colpite da lutto in gravidanza o dopo il parto), che ha scritto anche la postfazione del volume. L’introduzione è stata curata da Carla Maria Xella.
Il direttore della biblioteca, dottor Paniccia, che già aveva avanzato problemi per ricevere il volume via posta costringendoci a riceverlo a casa per poi portarlo personalmente in Corso della Repubblica, con inspiegabile sufficienza non solo non ci ha assicurato “che fine facesse il libro” (cito testualmente dalla telefonata intercorsa questa mattina [venerdì 11 luglio 2014]), ha citato un avvocato che si occupa di censurare o meno le donazioni, ma alle rimostranze sull’importanza dell’argomento, ci ha scoraggiato dicendo che “non mettiamo a catalogo tutto quello che ci portano”.
Conosco bene il Regolamento del sistema bibliotecario che all’articolo 19 recita: “L’accettazione di eventuali fondi librari organici o di particolare pregio a favore del Servizio Attività Culturali – Direzione Biblioteca è subordinata all’accettazione” (sic!). E poi continua, e qui è la parte che ci interessa, “Per la donazione di opere singole o comunque costituenti fondo non omogeneo, provvede direttamente il Bibliotecario che, al fine dell’inserimento nel Patrimonio delle Biblioteche, ne vaglia lo stato e la conformità alle caratteristiche delle raccolte già esistenti, anche in relazione agli indirizzi di incremento e sviluppo del patrimonio collettivo”. È quindi evidente che il libro che vorremmo donare ha tutta la dignità di entrare nel catalogo della Biblioteca di Latina.
Non crediamo che la cultura sia una cosa che si imponga. Ma siamo fermamente convinti che in una città che non ha un assessore alla cultura (e a quanto pare non ne sente la mancanza) i cittadini abbiano la responsabilità di fare la loro parte.
Sappiamo che la strada per rompere il silenzio sulle morti perinatali è tortuosa e con tanti ostacoli da superare. Non ci fermiamo davanti al primo burocrate che incontriamo (è l’ennesimo in realtà).
Vorremmo che il libro fosse a disposizione di tutti coloro che vogliano leggerlo nella nostra città, quella nella quale siamo cresciuti e per la quale ancora oggi crediamo ci sia speranza di cambiamento e crescita. Nonostante tutto. Altrimenti saremo costretti a chiedere altrove, a cercare una biblioteca più accogliente e una città più umana.



martedì 13 maggio 2014

Provincia... una scandalosa settimana di lavoro

Sulla Bacheca Lavoro della Provincia di Latina (http://co.provincia.latina.it/bachecalavoro/) da giorni c’è un annuncio per la ricerca di 20 operai (dalle liste di mobilità) per un’azienda di Anzio. Offrono un contratto di lavoro settimanale. A parte il fatto che se uno sta in mobilità, percependo le pur misere retribuzioni derivanti da ammortizzatori sociali, difficilmente vi rinuncia per una settimana di lavoro in una fabbrica. Ma trovo immorale che un ente pubblico, seppure in via di dismissione, pubblicizzi una ricerca effettuata da un’agenzia interinale, la Adecco, per un lavoro di una settimana. E come si campa con una settimana di lavoro che manco gli 80 euro di Renzi ti danno? Ma quello che mi stupisce più di tutto è che un’azienda abbia un manager tanto incapace da non saper gestire una commessa, seppure importante, con la forza lavoro esistente senza ricorrere alla presa in giro di una settimana di lavoro per venti persone. Alimentando speranze di successive assunzioni. Una volta ho sentito che alla Findus di Cisterna fanno anche contratti di un giorno. Abbiamo a che fare con i soliti manager incapaci che girano stipendiatissimi le aziende, per farle chiudere. La Provincia, che sta per chiudere (non per manifesta incapacità, come sarebbe giusto), dovrebbe evitare di rendersi complice di questo delinquenziale modo di intendere il lavoro e le persone come merce. Cancellate quell’annuncio, subito! E poi andate a casa.
ps. ah, l'altra offerta è di un porta a porta. Non è scandaloso?

lunedì 12 maggio 2014

Quelli del Pd che non sopportano le domande

Quelli del Pd hanno una certa idiosincrasia per le domande. Semplici domande che potrebbero pure aiutarli nella tanto sbandierata operazione trasparenza che piace al premier. Eppure sono proprio i renziani doc, quelli della prima ora, quelli che sui social network si riempiono la bocca di belle parole, e poi nei fatti si comportano come i vecchi democristiani (con tutto il deteriore che il temine evoca) a sfuggire alle domande. Per esempio io ho chiesto al sindaco di Sezze Andrea Campoli perché la stazione di Sezze Scalo è in quelle condizioni di degrado e abbandono, con scempio del vivere civile e del codice della strada. Non mi ha risposto. Tempo fa alla vicepresidente del consiglio comunale di Latina Nicoletta Zuliani avevo chiesto a chi fosse andata la sua preferenza quando al chiuso delle riunioni in Via Farini si era votato per il capogruppo. Non mi ha risposto. Ieri ho chiesto al capogruppo Alessandro Cozzolino (quello votato anche dalla Zuliani benché la stessa voglia confondere le acque) di dire pubblicamente chi sono i consiglieri che hanno nominato propri amici e parenti per la lista degli scrutatori supplenti il giorno prima di firmare un’ipocrita mozione nella quale si chiede il sorteggio. Non mi ha risposto nemmeno lui. Ora: cari esponenti del Pd, a voi le domande fanno paura, ma gli elettori aspettano risposte, chiare e senza ambiguità. Sennò non vi votano. Come  dimostrano da anni con convinzione crescente.

lunedì 5 maggio 2014

Sezze, lettera aperta al sindaco

Una settimana fa ho scritto questa lettera aperta al sindaco di Sezze Andrea Campoli. Che non mi ha risposto. Peccato, un'occasione persa. La lettera è stata pubblicata anche sul sito www.mondoreale.it.
Caro sindaco Andrea Campoli,
ogni mattina dalla stazione di Sezze Scalo prendo il treno che mi porta a Roma per lavorare. E puntualmente ogni mattina una decina di macchine impunemente occupa senza permesso il posto riservato ai disabili. Quando ho contestato questo atteggiamento a un automobilista mi ha risposto che non ci sono i cartelli e le strisce gialle non si vedono. Naturalmente riporto in italiano quanto proferito in un linguaggio ben scurrile. È vero, comunque, i cartelli sono stati divelti (come si evince dalle foto) ma la segnaletica orizzontale, sebbene scolorita, si vede benissimo. E penso anche che le convenzioni e il buon senso in certi casi dovrebbero prevalere. Ora, mi permetto di suggerirti di mettere a posto la segnaletica per evitare alibi a questi incivili e poi mandare ogni tanto senza preavviso un paio di vigili urbani, che potrebbero sanzionare anche quei cittadini che, nonostante alle sei del mattino il parcheggio sia quasi totalmente libero, decidono di lasciare comodamente le auto fuori dalle strisce proprio davanti all’entrata del sottopassaggio. E qui siamo alle note dolenti. Il sottopassaggio serve ormai solo per fumare, perché i viaggiatori che vanno verso Sezze attraversano tranquillamente i binari. Anche in quel breve tratto di terra di nessuno non ci sono cartelli con l’indicazione dei divieti antifumo. Ora, le FS hanno deciso di non investire sulla nostra stazione di Sezze (niente bagni, nessuna biglietteria, annunci aleatori e imprecisi), ma noi possiamo renderla vivibile, per quello che ci compete. Noi come cittadini ci dobbiamo assumere la responsabilità di condividere uno spazio in maniera civile, rispettando i luoghi e gli altri. Capisco che il problema in certi casi non è rappresentato dall’amministrazione ma dagli amministrati, ma un Comune e soprattutto un Comune di centrosinistra deve assumersi la responsabilità di un cambiamento di cultura delle persone.
Con stima.
Teresa Faticoni

LIEVITO, CHE BELLO

È finita la terza edizione di Lievito, la seconda cui ho partecipato attivamente, la prima in cui sono stata coordinatrice dell’ufficio stampa. È stata un’edizione magica, il cui acmè è stato il bellissimo spettacolo di Nicola Piovani che con una lezione concerto ha acceso la luce su quanto sia possibile fare e invece non si fa. Per pigrizia, per inedia, per ignoranza o lassismo. Ma non si fa. Di politici se ne sono visti pochi dalle parti di Lievito, il professionista del presenzialismo falsoccio e leccaculo non manca mai, certo, ma di chi ha la responsabilità di decidere davvero si è tenuto alla larga da Palazzo Mad, dal D’Annunzio e da tutti i contenitori vuoti che Damiano Coletta e gli altri hanno riempito in questi frenetici e bellissimi dieci giorni. Il sindaco di Latina domenica pomeriggio piuttosto che lo splendido concerto di Marco Russo (musiche originali, una vera chicca) ha preferito la sfilata di moda per bambini e per adulti in un centro giochi privato. Io lascio questa edizione di Lievito con una speranza. Che non sia più solo l’unica rassegna di eventi culturali a Latina, l’importante appuntamento di Rinascita civile con la primavera, ma diventi un punto di partenza politico sul quale costruire tutto l’anno. E che la politica cominci a sporcarsi le mani con il Lievito. Che poi cresce. 
Ps. Approfitto di questo spazio per ringraziare Stefania Belmonte, Francesca Di Folco, e Federica Reggiani