martedì 11 novembre 2014

Grazie prof!

Quanto mi faceva incazzare il professor Viscomi! Era coriaceo, nel bene e nel male, testardo e insistente fino a quando non otteneva quello che si era messo in testa. Ma quante risate mi ha fatto fare. Come quando se ne andava in giro con quella telecamerina con la quale faceva dei faccioni alla The Blair Witch Project nelle riprese quando non c’era il suo fido Arian per fare i servizi. O come quando al giornale avevamo cambiato impostazioni nell’impaginazione e lui per protesta si ostinava a usare l’impaginazione vecchia.
Una volta mi costrinse a condurre con lui una telecronaca dal torneo Tosarello. Io che di basket, e di sport in generale, non ci ho mai capito nulla.  Fu una delle cose più divertenti che io abbia mai fatto. Perché tra una chiacchiera e l’altra lui si esaltava come fosse una finale di NBA e mentre un giocatorone grande e grosso che correva poco ma faceva tanti punti si muoveva nel campo, pure se l’azione non sembrava decisiva, lui si scatenava: “Binettiiiiii… Binettiiiii… Binettone miooooo…..”.
Ecco, il prof aveva un entusiasmo da sedicenne, come gli dicevo sempre, e una carica adrenalinica che stancava chi doveva stargli appresso, ma mai lui.
Quante risate, e quanto lo abbiamo sfottuto quando la pallanuoto Latina approdò in Serie A e lui correva come un bambino sugli spalti e gridava al microfono in dialetto calabrese fino a quando i giocatori lo buttarono in acqua vestito, con il freddo che faceva.
E lui al gioco ci stava sempre, anche se faceva finta di incavolarsi. Era pur sempre un professore.
La prima volta che lo vidi, quella in cui lui mi propose di entrare al Territorio, una bellissima e difficile esperienza professionale che ho condiviso con lui, stava in classe al Galilei, e mentre gli rubavo due minuti di lezione fece una brutta cazziata a un ragazzo che ciancicava una chewing gum. Ma come sei vecchio prof, obiettai. “Nelle mie classi si fa così”, di rimando.
In tanti ci siamo avvicinati alla professione giornalistica grazie a lui. E io gliene sarò grata per sempre.
Ma prima di tutto Gabriele Viscomi era un marito premuroso e amorevole e un padre presente, affettuoso e dolce. E lo era anche con me che ero sua amica. E siccome era laureato in chimica e biologia e da ragazzo aveva lavorato alla farmacia di Via dell’Agora, aveva sempre una soluzione ai miei malanni. Di cose ne ha fatte tantissime nelle sue tante vite, il prof. Stava male, e forse l’unico rimpianto che si è portato appresso è quello di non aver potuto tenere in braccio i nipoti in arrivo. Un bacio alle sue ragazze.