martedì 26 agosto 2014

I fatti dell’Eur, Oksana e la vergogna della pazzia

Io a godere della morte di un uomo ucciso dai poliziotti per legittima difesa non riesco a gioire. Quell’uomo ha massacrato una donna, si chiamava Oksana ed era venuta in Italia dall’Ucraina, dove ha lasciato marito e figli e una guerra schifosa e subdola, per guadagnare un pezzo di vita per sé e per la propria famiglia. Partendo da questa tragedia causata, pare, da una mente folle e sconvolta. Io non riesco a stare dalla parte di quelli che dicono che se lo meritava perché aveva ucciso lui per primo. La legge del taglione, la pena di morte o pena capitale o come cavolo la vogliamo chiamare nel mondo civile e ipocrita secondo le leggi che la cultura americana ci ha imposto, non mi piace. Non riesco a non sentirmi a disagio. Ferma, e lo ripeto con decisione, la condanna per l’orrendo atto di uccidere, decapitandola, una donna. Una povera donna. Piuttosto mi chiedo quale sia il germe che cova in certe famiglie che preferiscono lasciare un figlio alla pazzia piuttosto che ammettere che si ha necessità di aiuto. Perché sembra una sorta di ammissione di aver sbagliato?. Perché la malattia mentale genera vergogna? Perché si tace, si nasconde, si nega? Ecco, io mi fermerei a riflettere su cosa si debba fare quando un figlio comincia a dare segni di cedimento psichico. Per evitare che arrivi a decapitare una donna per poi tentare di giustificarlo dicendo che era un bravo ragazzo. Senza nemmeno una parola di carità, di umanità, per la povera Oksana. Proprio da questi bravi ragazzi qui mi aspetto il peggio.

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