«A’ frocetto vie’ qua». Certi sciamannati li chiamano così,
per sfottere. Certi non parlano, ma tirano pietre ad alzo zero. Per questi
motivi, e per tanti altri ancora ieri ad Aprilia c’è stata la manifestazione
per dire “No all’omofobia”, organizzata da Sinistra ecologia e libertà, Partito
democratico, Federazione della sinistra, Anpi, cui ha aderito Primavera
apriliana, dopo che una sera in Via Inghilterra a Federico hanno tirato delle
pietre. Ci sono andata con il mio amico Tommy Tommy, che vuole diventare
Jasmine. E che si prende un sacco di insulti perché lo dice. C’era Imma
Battaglia, esponente storico del movimento omosessuale in Italia che ha parlato
tenendo Federico per mano, che è riuscito a dire solo «grazie, sono molto
emozionato», mentre una ragazza piangeva; c’erano parlamentari di Sel,
qualche politico locale, e tanta gente comune. Gente che non ti aspetti, che se un
figlio confessasse di essere gay soffrirebbe, ma che sa che l’unico modo di vivere
è quello per cui ognuno è uguale e diverso. E mi sono sentita a casa, anche se
ero in una città che non è la mia, lontano dalla mia gente solita. Ho capito
che cambiare è si può, ma prima di parlare di matrimoni gay et similia ci vuole
una legge che dica che l’omofobia è un reato. Così la prossima volta che tirano
i sassi a Federico qualcuno finisce in caserma, e magari una seconda volta ci
pensa meglio prima di prendere pezzi di asfalto e lanciarli contro uno che
cammina ignaro per la strada. Qua non si tratta di leggi, ma proprio di
educazione e di cultura, per cui ho deciso di metterci la faccia, anche se è
scomodo, se non conviene e se non è popolare. Ma è giusto.
Io sto con Federico, che ha denunciato, con Tommy, con Imma,
con un sacco di lettere puntate per non dire il nome che non sarebbe giusto ma che
sono pezzi di cuore e tutta l’altra gente normale che se vede un eterosessuale
non gli tira i sassi per la strada.
PS Nel 2007 grazie al sindaco Sandro Bartolomeo che istituì a
Formia il registro delle unioni civili ho avuto la conferma che fosse giusto
metterci la faccia sempre. Intervistai l'allora consigliere comunale Delio
Fantasia e il presidente dell'Arcigay Aurelio Mancuso. E fu una delle poche
volte in cui ebbi la sensazione netta che valeva la pena fare questo mestiere
di raccontare. Una vita fa
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