Quanto mi faceva incazzare il professor Viscomi! Era
coriaceo, nel bene e nel male, testardo e insistente fino a quando non otteneva
quello che si era messo in testa. Ma quante risate mi ha fatto fare. Come
quando se ne andava in giro con quella telecamerina con la quale faceva dei
faccioni alla The Blair Witch Project nelle riprese quando non c’era il suo
fido Arian per fare i servizi. O come quando al giornale avevamo cambiato
impostazioni nell’impaginazione e lui per protesta si ostinava a usare
l’impaginazione vecchia.
Una volta mi costrinse a condurre con lui una telecronaca
dal torneo Tosarello. Io che di basket, e di sport in generale, non ci ho mai
capito nulla. Fu una delle cose più
divertenti che io abbia mai fatto. Perché tra una chiacchiera e l’altra lui si
esaltava come fosse una finale di NBA e mentre un giocatorone grande e grosso
che correva poco ma faceva tanti punti si muoveva nel campo, pure se l’azione
non sembrava decisiva, lui si scatenava: “Binettiiiiii… Binettiiiii… Binettone
miooooo…..”.
Ecco, il prof aveva un entusiasmo da sedicenne, come gli
dicevo sempre, e una carica adrenalinica che stancava chi doveva stargli
appresso, ma mai lui.
Quante risate, e quanto lo abbiamo sfottuto quando la
pallanuoto Latina approdò in Serie A e lui correva come un bambino sugli spalti
e gridava al microfono in dialetto calabrese fino a quando i giocatori lo
buttarono in acqua vestito, con il freddo che faceva.
E lui al gioco ci stava sempre, anche se faceva finta di
incavolarsi. Era pur sempre un professore.
La prima volta che lo vidi, quella in cui lui mi propose di
entrare al Territorio, una bellissima e difficile esperienza professionale che
ho condiviso con lui, stava in classe al Galilei, e mentre gli rubavo due
minuti di lezione fece una brutta cazziata a un ragazzo che ciancicava una
chewing gum. Ma come sei vecchio prof, obiettai. “Nelle mie classi si fa così”,
di rimando.
In tanti ci siamo avvicinati alla professione giornalistica
grazie a lui. E io gliene sarò grata per sempre.
Ma prima di tutto Gabriele Viscomi era un marito premuroso e
amorevole e un padre presente, affettuoso e dolce. E lo era anche con me che
ero sua amica. E siccome era laureato in chimica e biologia e da ragazzo aveva
lavorato alla farmacia di Via dell’Agora, aveva sempre una soluzione ai miei
malanni. Di cose ne ha fatte tantissime nelle sue tante vite, il prof. Stava
male, e forse l’unico rimpianto che si è portato appresso è quello di non aver
potuto tenere in braccio i nipoti in arrivo. Un bacio alle sue ragazze.